Riqualificazione ecologica lungo i torrenti
I corsi d’acqua del reticolo idrico superficiale costituiscono elementi cardine per la conservazione di un’efficace rete di connessioni ecologiche in contesti ad alta frammentazione urbanistica, entro i quali lo sviluppo edificatorio e infrastrutturale degli ultimi decenni ha progressivamente inglobato e ridotto la matrice agricola e forestale del territorio.
Si tratta di elementi purtroppo spesso fortemente rimaneggiati, in ragione di pesanti modifiche per lo più giustificate dalla necessità di ridurre le aree di naturale divagazione dei corsi d’acqua, nonché alla necessità di mettere in sicurezza gli insediamenti antropici dal rischio di allagamenti e alluvioni.
Le recenti osservazioni di ungulati selvatici quali Cervo e Capriolo nel cuore della Città di Bergamo, e nel suo hinterland , sarebbero difficilmente potute verificarsi in assenza di una rete idrica minore, ma ecologicamente ancora viva, imperniata principalmente sulle aste torrentizie in cui sopravvivono lembi di naturalità floristica e faunistica. Queste direttrici naturali e seminaturali (in continuum con rioli e fossati) conservano infatti cortine di verde e ambiti incolti che consentono, soprattutto nelle ore notturne, in cui il disturbo antropico è fortemente ridotto, lo spostamento e l’alimentazione di numerosi taxa animali.
Tra questi non vi sono soltanto quelli più strettamente sinantropici (passeriformi, roditori, ecc.) ma anche meso-mammiferi (mustelidi e canidi), micro-mammiferi (gliridi, ricci e altri insettivori) e lagomorfi (Lepre comune e Coniglio selvatico). Anche la chiretterofauna, pur teoricamente in grado di superare in volo notevoli barriere ecologiche, utilizza le linee di sviluppo dei corsi d’acqua come direttrici privilegiate di spostamento, oltre che come siti di foraggiamento.
I margini torrentizi rappresentano la via preferenziale di spostamento a livello del pianalto bergamasco anche per un’ampia gamma di specie di anfibi, che li utilizzano sia come aree di sosta temporanea, che come siti riproduttivi. La presenza contemporanea di acqua e margini ecotonali favorisce anche diverse specie di rettili particolarmente legate all’acqua quali, Natrice dal collare e Natrice tassellata o agli ambienti ecotonali terrestri, come Ramarro, Biacco e Saettone.
Anche gli uccelli infine trovano nei contesti perifluviali aree di sosta e nidificazione strategiche e ormai uniche su scala regionale, come confermato dai dati presentati nella recente pubblicazione Atlante degli uccelli nidificanti in provincia di Bergamo (Bassi et al. 2015).
Il ruolo del reticolo idrico
In chiave ecologica il ruolo del reticolo idrico assume perciò un valore strategico, ricomprendendo nel termine di biotopo fluviale o torrentizio non solo quell’insieme di diversi habitat che caratterizzano il corso d’acqua propriamente detto, ma anche tutta quella fascia di transizione tra questo ultimo e l’ambiente terrestre limitrofo, cioè quella fascia ecotonale di transizione contraddistinta da una vasta e preziosissima diversità biologica.
Le aste dei principali torrenti che caratterizzano il territorio Arco Verde, nonostante le continue e profonde alterazioni legate alle attività antropiche, sostengono infatti un’ ampia gamma di servizi ecosistemici ed ecologici, cosi riassumibili:
- difendono ambiti di naturalità residua anche in contesti urbanizzati, sottraendosi alla cementificazione per ragioni di conservazione della funzionalità idraulica e in conformità al rispetto dei vincoli ricadenti sulle aree spondali, che risultano tutelate dall’edificazione (dia che queste sia catastalmente identificate quali aree demaniali sia che risultino su mappali di proprietà privata);
- costituiscono linee di permeabilità ecologica residua ad elevata continuità, che spesso riescono ancora a preservare connessioni efficaci tra i versanti vallivi boscati e i principali corsi d’acqua della Provincia (corridoi primari della Rete Ecologica Regionale), garantendo di fatto la messa a sistema tra blocco collinare prealpino e il contesto dell’alta pianura;
- ritagliano in presenza di corsi ad andamento naturale, non soggetti ad opere di rettificazione, lembi di territorio residuo entro anse e meandri, non gravati da interessi economici, che si configurano quali ambiti ideali per la creazione di micro-habitat con funzione di stepping-stone (piccoli sistemi areali lungo le cortine lineari che seguono i corsi d’acqua);
- sono caratterizzati da una discreta qualità delle acque, per il buon grado di collettamento delle reti fognarie e per l’intrinseca opera di “bio-depurazione” compiuta dal biotopo torrentizio stesso;
- presentano lungo il proprio percorso viadotti in corrispondenza delle infrastrutture viarie, che possono essere utilizzati anche dalla fauna (come dimostrato dalle analisi faunistiche condotte nel corso dello studio Arco Verde);
- sono caratterizzate dalla presenza di bassure e depressioni modellate dall’azione dinamica delle acque, che costituiscono un’ampia gamma di micro-habitat lotici e lentici, idonei per la riproduzione di diverse specie di anfibi.
Le criticità
Purtroppo però le stesse aste torrentizie sono gravate da numerose criticità, che ne minacciano sensibilmente la funzionalità ecologiche, così riassumibili:
- presentano notevoli “colli di bottiglia” entro i contesti a forte urbanizzazione, risultando in alcuni casi con tratti completamente coperte (tombotti);
- presentano sponde artificiali ed alvei rettificati che ne riducono la naturalità, oltre a semplificarne la composizione in micro-habitat diversificati. Tra i principali effetti della regimentazione serrata dei torrenti vi è infatti la scomparsa delle zone umide minori lentiche afferenti ai corsi d’acqua lotici, che spontaneamente si formavano in anse e meandri in presenza di alvei con andamento naturale;
- sono caratterizzate da regimi estremamente discontinui (lunghi periodi di magra seguiti da piene “violente”). Questo andamento idraulico fortemente altalenante (scaturente principalmente dalla cementificazione dei suoli) costituisce una minaccia, non solamente per il biotopo torrentizio in senso stretto, in caso di prolungati deficit idrici, ma anche per la sua fauna terrestre che si muove lungo gli alvei. In tratti contraddistinti da sponde artificiali verticali infatti, durante le piene o in presenza di portate elevate, la continuità ecologica del corridoio spondale viene completamente interrotta, in particolare nei pressi dei viadotti, che di norma presentano sezioni idrauliche ridotte;
- sono caratterizzate dalla presenza di una vegetazione spondale spesso dominata da essenza alloctone invasive, che diminuiscono la permeabilità del varco sostenendo biocenosi di scarsa qualità (in particolare per le specie meno mobili, per cui i corridoi ecologici non sono solo elementi di transito ma anche di sosta, alimentazione e rifugio);
- sono “riconosciuti” e gestiti da parte degli Enti competenti (Comuni, STER, Consorzi di bonifica, ecc), unicamente come elementi aventi funzione idraulica, con un approccio spiccatamente ingegneristico, che molto spesso denota un’attenzione alla componente naturalistica assolutamente insufficiente;
- sono soggette ad una progressiva e continua artificializzazione delle sponde, per la creazione di “difese spondali” in cemento, arginature sopraelevate rispetto al piano di campagna e briglie;
- sono soggette nelle fascia spondale a molteplici interventi abusivi sia conclamati (tramite cementificazione entro le aree di vincolo), sia meno evidenti, che di fatto interrompono la continuità ecologica del corridoio ecologico definito dal torrente. Si segnala in particolare l’abitudine diffusa da parte dei proprietari “frontalieri” a sfruttare le sponde dei corsi d’acqua per la creazione di orti e giardini (con rimozione della vegetazione spontanea e posa di recinzioni occludenti ortogonali al corso d’acqua fino al margine dell’alveo attivo).
Gli interventi
Gli interventi di riqualificazione spondale che saranno attuati sui tre corsi d’acqua, declinati puntualmente in ragione delle specifiche caratteristiche dei tre torrenti, prevedono in linea generale le seguenti azioni:
- rinaturalizzazione di sponde artificiali, ove non necessarie per ragioni di sicurezza idraulica, tramite interventi puntiformi di ingegneria naturalistica con inserimento di vegetazione igrofila arboreo-arbustiva autoctona;
- rinforzo della cortina arboreo arbustiva a carattere “lineare” lungo tutto il corso dei torrenti oggetto di riqualificazione, per aumentare la profondità e la ricchezza della fascia vegetazionale che li cinge;
- inserimento, lungo i corridoi torrentizi a maggior sviluppo lineare in lunghezza, di piccoli sistemi “verdi” areali (macchie arbustive, piccole zone umide ad acque ferme e boschetti) al fine di creare una serie di micro biotopi che possano fungere da stepping-stone lungo il varco;
- interventi di miglioramento forestale, nell’ambito delle due azioni di cui ai punti precedenti, al fine di favorire l’affermarsi di formazioni autoctone, coerenti con l’ambiente di riferimento, in ragione di specie alloctone invasive quali Robinia pseudacacia e Ailanthus altissima ;
- riqualificazione dei principali ecodotti attraverso interventi di carattere strutturale ed ecologico, sinergici ad un aumento complessivo della loro permeabilità. Si prevede in particolare:
- in presenza di alvei a sezione ristretta e sponde artificiali verticali la posa di passerelle sospese per favorire il passaggio della fauna anche durante i periodi di alte portate;
- in alternativa alle passerelle, dove i viadotti presentino sezioni più ampie, con sedimi calpestabili esterni all’alveo attivo del torrente, la riqualificazione sarà incentrata sull’incremento della naturalità di queste fasce;
- la posa di recinzioni di “invito” che indirizzino i flussi faunistici verso i viadotti anziché sulle infrastrutture stradali (le barriere anti attraversamento saranno opportunamente limitate a tratti poco estesi poiché non devono ulteriormente limitare la permeabilità della matrice ambientale);
- la realizzazione di impianti vegetazionali (piccoli nuclei arbustivi) all’imbocco dei viadotti, sia per proteggere il passaggio dalle fonti di disturbo al contorno, sia per invitare gli animali all’utilizzo del viadotto stesso, utilizzando specie vegetali di interesse alla fauna (per l’alimentazione o come sito di rifugio).
- risoluzione di criticità puntuali derivanti dalla presenza di recinzioni e/o altri elementi abusivi che determinano soluzioni della continuità del corridoio spondale. Per affrontare e risolvere le situazioni più critiche, l’intero processo decisionale e operativo sarà affrontato di concerto con lo STER di Bergamo, ente competente per la gestione e la tutela del reticolo idrico.
Gli interventi in progetto lungo le aste torrentizie saranno a norma di legge redatti sotto l’attentata supervisione di un ingegnere idraulico (con apposito incarico professionale), e sottoposti a valutazione preliminare di compatibilità da parte degli uffici dello STER di Bergamo.
Lo stretto rapporto che sarà istaurato con questo Ente, già coinvolto in fase di stesura della presente proposta progettuale, consentirà inoltre di dare alle iniziative di riqualificazione lungo i torrenti Tadone, Rigos e Grandone, il carattere di “progetti pilota” per la promozione di un tavolo tecnico volto a definire un quadro di buone pratiche ecosostenibili (protocollo operativo) legate soprattutto alle modalità di manutenzione e gestione del verde spondale presente lungo il reticolo idrografico provinciale, favorendo di fatto la rete ecologica Arco Verde, e più in generale l’intero sistema della rete ecologica provinciale e regionale.
Gli apetti tecnici
In particolare saranno valutati aspetti tecnici relativi alla messa in atto di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria più attenti al ruolo ecologico del reticolo idrico, attraverso l’adozione di accorgimenti quali:
- il mantenimento delle specie autoctone e la lotta alle specie esotiche, con interventi di taglio mirati in ragione di tagli non selettivi a raso, e la salvaguardia delle essenze di maggior pregio e degli alberi vetusti;
- il taglio a turnazione, almeno biennale, sulle due diverse sponde, cosi da non interrompere mai completamente la continuità dei corridoi ecologici spondali;
- la ricostituzione, laddove possibile, di percorsi sinuosi degli alvei in alternativa ai tratti rettificati, cosi come il ripristino di alvei e sponde naturali.
“Drastico” intervento di gestione della vegetazione spondale lungo un corso d’acqua caratterizzato da alveo artificiale. Interventi come questo, oltre a rompere temporaneamente la continuità del corridoio ecologico, favoriscono l’affermarsi di formazioni vegetali alloctone di scarso valore ecologico.
Nella tabella allegata si fornisce un primo elenco delle principali specie vegetali (esclusivamente essenze autoctone dotate di passaporto verde e certificazione ai sensi del D.Lgs. 386/2003) che saranno prese in esame per la realizzazione delle opere a verde sopramenzionate.
La scelta delle essenze con cui saranno realizzate le piantumazioni nei diversi ambiti sarà poi condotta in fase di progettazione esecutiva attraverso una valutazione sito specifica della coerenza delle stesse con l’assetto vegetazionale del siti di impianto, con la natura pedologica dei suoli e con la funzione ecologica premiante.