Interventi a favore della fauna anfibia
Gli ambiti interessati dalle azioni di ripristino delle pozze d’abbeverata sono caratterizzati da un elevato grado di valenza ambientale e non presentano apparenti problemi di connessione ecologica in quanto i corridoi naturali sono perfettamente efficienti e funzionali e le infrastrutture viarie sono scarse e/o inesistenti (carrarecce e sentieri).
In questi contesti però esiste una grave criticità a riguardo soprattutto della fauna anfibia a causa della costante penuria di corpi idrici presentanti acqua lentica e/o stagnante, siti di sosta e riproduzione per una ricca comunità erpetologica e per altri taxa. Le sparute raccolte d’acqua, oltre a versare spesso in un precario stato di conservazione e a manifestare pericolose oscillazioni del proprio livello idrico che provocano frequenti perdite di ovature e larve, sono tra loro scarsamente connesse connotandosi come vere e proprie isole. Questa forma di isolamento è ancor più realistica in relazione alle popolazioni di anfibi e rettili, caratterizzate da scarsa capacità di movimento, diffusione e dispersione (Scoccianti 2001; Boitani et al. 2002; Battisti 2004).
Individuare e salvaguardare i siti aventi potenzialità vocazionali per ospitare specie di anfibi e rettili, con particolare riferimento alle specie maggiormente minacciate è il principale obiettivo di queste azioni di ripristino volto alla riqualificazione ambientale del territorio per un incremento della biodiversità complessiva.
Gli interventi di ripristino favoriscono anche l’incremento della eterogeneità ambientale e il globale miglioramento paesaggistico dei contesti interessati. Le azioni di recupero e la creazione di stagni e pozze per la salvaguardia della popolazione anfibia possono essere diversificate a seconda dei problemi riscontrati: ripristino di siti compromessi, rivitalizzazione di aree degradate, creazione di aree con caratteristiche ecologiche specifiche e corretta gestione degli habitat superstiti.
Per le peculiari posizioni presso i prati pascoli e le malghe di bassa quota, questi specchi d’acqua storicamente rivestivano particolare importanza per l’abbeverata del bestiame domestico al pascolo o in transito durante la monticazione estiva.
A seguito della riduzione di numerose attività agrosilvopastorali che caratterizzavano fortemente tutto l’assetto economico e ambientale delle propaggini collinari e montuose del bergamasco, anche questi luoghi hanno progressivamente perso d’importanza poiché le moderne pratiche di allevamento, lo sfruttamento dei mezzi a motore per il trasporto dei capi e siti artificiali di abbeverata non hanno più richiesto la loro presenza facendogli perdere il ruolo di primaria importanza che rivestivano per la povera economia agro pastorale.
Il mancato utilizzo da parte del bestiame ha avuto come conseguenza l’interruzione di quelle piccole opere di gestione ordinaria (impermeabilizzazione del fondo e pulitura dalla vegetazione) indispensabili per mantenere l’acqua negli stagni.
L’attuale assenza di livelli idrici sufficientemente costanti innesca, a livello ecosistemico, una serie di problematiche tra cui, la più deleteria, la mancata deposizione degli anfibi, la morte per soffocamento dei girini fino a processi di estinzione locale.
È dunque necessario operare una gestione del territorio volta alla graduale costituzione di reti ecologiche ottenibili collegando tra loro diversi elementi naturali e seminaturali, in modo da favorire per queste specie una reale connettività dei loro siti riproduttivi con gli habitat che li includono. Spesso infatti non si valuta l’importanza degli ambienti limitrofi agli stagni come luoghi vitali per gli anfibi in quanto vengono considerati strettamente legati all’acqua; in realtà, a parte alcune eccezioni (Tritone alpestre) è l’habitat terrestre a essere occupato per la maggior parte dell’anno.
Si rammenta inoltre che le aree umide puntiformi debbano essere interconnesse e possibilmente ricondotte a elementi del paesaggio agricolo tradizionale quali muretti a secco, canali e piccoli manufatti storici. La dispersione media accertata per gli anfibi sarebbe necessario un passaggio a “stepping-stone” con siti umidi distanti non oltre 500-800 metri l’uno dall’altro (Palazzini et al. 2011).
Va anche sottolineato che tutti gli interventi gestionali eseguiti nell’ambito del progetto hanno una forte valenza, oltre che conservazionistica, anche didattico-divulgativa e culturale.